martedì 6 gennaio 2015

I Pievani al secondo Sinodo diocesano, 1579

Nelle Pievi antiche della diocesi di Como e in alcune limitrofe il responsabile della cura d’anime e del governo del clero era l’arciprete. Faceva eccezione la diocesi di Milano che aveva invece i prevosti. Secondo l’opinione di alcuni storici[1] con il diffondersi dei collegi canonicali nella diocesi ambrosiana tra l’XI e il XII secolo, l’Arciprete assunse il titolo di Præpositus, come capo del capitolo. Forse per questo motivo le Pievi comensi più vicine a Milano, che ebbero anche periodi di incerta appartenenza a una città o all’altra, adottarono il titolo di prevosto per il Pievano. Infatti troviamo quest’uso già nel XII secolo per Cuvio, Agno, Fino e Uggiate. Tuttavia anche chiese prestigiose della città murata come S. Fedele e S. Donnino avevano  e hanno ancora il prevosto. Una spiegazione si può trovare negli atti del secondo sinodo diocesano. Fu un momento importante per la vita diocesana, perché dopo il Concilio di Trento conclusosi nel 1563 e dopo il primo sinodo svoltosi nel 1565, vi era stata la Visita Apostolica del Vescovo di Vercelli Bonomi, amico e parente di S. Carlo Borromeo, nel 1578. Si trattava di riformare la vita diocesana sulla spinta dell’opera rinnovatrice di S. Carlo. Dunque durante il secondo sinodo, tenutosi dal 3 al 5 settembre 1579, indetto dal Vescovo Gian Antonio Volpi, dopo il saluto e l’introduzione del Vescovo, prese la parola il Prevosto di San Fedele D. Cristoforo Salici[2], il quale nella sua solenne orazione magnificò il ministero sacerdotale, sottolineandone l’origine divina e presentando i gradi della gerarchia quasi come riflesso della Chiesa trionfante. Spiegandone il significato dalla suprema autorità di Pietro fino al semplice prete e agli ordini minori, toccò anche quei ruoli che rientravano nell’organizzazioni delle Pievi. Vi si legge.
«La Chiesa di Cristo ha diversi ordini di sacerdoti. In particolare vi è il Sommo Pontefice, poi i Patriarchi, gli Arcivescovi, i Vescovi e i Sacerdoti o Presbiteri che si dividono in Prevosti, Arcipreti, parroci e semplici sacerdoti. Tale distinzione si può spiegare con un riferimento ai tempi dei pagani. Cosicché i Prevosti che sono a capo di alcuni Canonici e preti, si possono paragonare ai tribuni dei soldati; gli Arcipreti che sono i primi dei preti, si possono intendere come i tribuni del popolo; i Parroci, ai quali è demandata la particolare cura delle anime, s’intendano come avvocati. Tuttavia tutti costoro per il ministero di pascere e di governare il gregge a loro stessi affidato, si chiamano pastori e rettori[3]
Da una tale spiegazione si può dedurre che il Prevosto avesse allora una posizione di maggiore responsabilità e considerazione. Forse si può ritenere una conferma il fatto che nello stesso sinodo, nell’elenco dei prelati, rappresentanti le pievi della diocesi, i primi tre sono proprio i prevosti. Ma ecco l’elenco completo. (i cognomi di incerta traduzione sono lasciati come nell’originale)[4]
1.   D. Francesco Coldirarius, Prevosto della Chiesa di S. Stefano di Fino
2.   D. Andrea Drallus, Prevosto della Chiesa di S. Lorenzo di Cuvio
3.   D. Cressino Pontius, Prevosto della Chiesa di S. Pietro di Uggiate
4.   D. Luigi Torriani, Arciprete della Chiesa di S. Vittore di Balerna
5.   D. Orazio Torriani, Prevosto della Chiesa dei Ss.Cosma e D. di Mendrisio[5]
6.   D. Vincenzo Rezanis, Arciprete della Chiesa di S. Eufemia di Isola
7.   D. Gian Antonio Corti, Arciprete della Chiesa di S. Vincenzo di Gravedona
8.   D. Gian Pietro Molteni, Arciprete della Chiesa di S. Lorenzo di Mandello
9.   D. Gian Pietro de Manzis, Arciprete della Chiesa di S. Stefano di Dongo
10.     D. Guido de Argentis, Arciprete della Chiesa di S. Stefano di Menaggio
11.     Venerabili Frati del Monastero di S. Giovanni in Pedemonte presso Como, Rettori della Chiesa di S. Maria di Rezzonico
12.     D. Leonardo de Brochis, Arciprete della Chiesa di S. Vitale di Riva
13.     D. Bernardino Salici, Arciprete della Chiesa di S. Pietro di Nesso
14.     D. Francesco de Præbonis, Arciprete della Chiesa di S. Stefano di Sorico
15.     D. Gian Antonio de Restitis, da Cadenazzo, Arciprete provvisorio della Chiesa di S. Pietro di Bellinzona
16.     D. Taddeo Dunus, Arciprete della Chiesa di S. Vittore di Locarno
17.     D. Francesco Vastallus, Arciprete della Chiesa di S. Stefano della Valle d’Intelvi
18.     D. Nicola Sala, Prevosto della Chiesa di S. Giovanni Batt. di Agno e per lui D. Battista Pocobellus, suo procuratore
19.     D. Battista Salici, Arciprete della Chiesa di S. Stefano di Lenno
20.     D. Alberto Ponga, Arciprete della Chiesa di S. Giovanni Batt. di Bellagio
21.     D. Gian Pietro Moresinus, Arciprete della Chiesa di S. Lorenzo di Lugano
Non sono rappresentate le Pievi Valchiavennasche e Valtellinesi che si trovavano sotto il dominio dei Grigioni.
Da notare il cognome del Prevosto di Fino, Coldirarius, che è lo stesso del notaio che redige l'atto del 1405, in cui è delegato il Prevosto Pietro de Cottis; un altro segnale delle relazioni tra Milano e le Pievi già appartenenti al contado del Seprio.




[1] Cfr. http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/200004/
[2] Synodus Diocesana Comensis secunda de anno MDLXXIX, pag.18
[3] Synodus o.c. pagg. 29-30
[4] Synodus o.c. pagg. 46-48
[5] Nel Medioevo Mendrisio faceva parte della Pieve di Balerna.

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